Indice
Sommario
Capitolo 1: Diritti culturali, sociali ed economici
· Il diritto al sostentamento
· Il diritto all'istruzione
· Il diritto alla salute
· Il diritto all'alloggio
Capitolo 2: Diritti politici e civili
· Libertà di credo e culto religioso
· Libertà politica
Capitolo 3: Lo status dei nuovi rifugiati tibetani
Appendici
1. Convenzione internazionale per i diritti culturali, sociali ed economici
2. Convenzione internazionale per i diritti politici e civili
3. Studi su casi specifici per ciascun capitolo
4. Elenco di centri di detenzione e prigioni in Tibet
5. Ratifica delle convenzioni internazionali da parte della Repubblica Popolare Cinese
Glossario di termini e abbreviazioni
Gli eventi dell'11 settembre 2001 hanno determinato cambiamenti significativi a livello internazionale per ciò che riguarda la questione dei diritti umani. Sebbene molti Stati abbiano provveduto a disporre misure volte a garantire la sicurezza dei propri cittadini, altri stanno traendo vantaggio dagli attentati dell'11 settembre per giustificare la repressione condotta all'interno del paese. La Repubblica Popolare Cinese è un chiaro esempio di tutto ciò.
Il Centro tibetano per i diritti umani e la democrazia (TCHRD) esprime la sua forte preoccupazione circa il fatto che il governo cinese abbia approfittato di tale crisi mondiale per intensificare l'azione governativa contro coloro i quali possono essere denominati “separatisti”: Uighurs, Tibetani e il Falun Gong. La Cina sta cercando di trovare una giustificazione internazionale e un'approvazione politica per le sue azioni. Pechino sceglie di non fare alcuna distinzione tra “terrorismo” e “separatismo”.
L'interpretazione secondo una visione di parte del nuovo ordine mondiale è divenuta evidente, in forma ufficiale, il 27 ottobre 2001, alla nona sessione del 24° Meeting del China's National People's Congress (NPC), durante la quale è stata approvata la proposta dello State Council, circa l'adesione da parte della Repubblica Popolare Cinese alla campagna internazionale contro il “terrorismo, il separatismo e il fanatismo”. Introducendo questo Meeting, Li Peng, Presidente del China's National People's Congress (NPC), ha detto: “La decisione della Cina di aderire alla campagna globale è necessaria, a seguito del risveglio delle attività 'separatiste' in Cina e sarà opportuno combattere duramente contro il terrore creato nel Paese da parte di nemici interni ed esterni”.
Il TCHRD ritiene che gli eventi del 2001 hanno reso più che mai indispensabile, da parte della Comunità internazionale, compresa la Repubblica Popolare Cinese, il rispetto delle Convenzioni Internazionali e delle leggi universalmente riconosciute a garanzia dei diritti di cui ogni essere umano è destinatario.
Con l'attenzione mondiale rivolta attualmente alla Cina, a seguito del suo ingresso nel WTO e dell'avvenuta designazione per ospitare i Giochi Olimpici del 2008, la Comunità internazionale ha l'opportunità e il dovere di rafforzare la pressione su Pechino affinché il Governo cinese adempia agli obblighi previsti dalle convenzioni internazionali di cui è parte.
Le diffuse violazioni dei diritti umani da parte della Cina sono state, nel corso di quest'anno, uno dei temi centrali dell'opposizione internazionale alla richiesta della Cina di essere il paese organizzatore dei Giochi Olimpici e di aderire al WTO. Ignorando l'opinione mondiale, la Commissione organizzatrice dei Giochi Olimpici e i membri del WTO hanno in effetti avallato i chiari e documentati abusi di Pechino contro la propria popolazione e nei territori occupati, compreso il Tibet.
Nel giugno 2001 il IV Tibet Work Forum si è svolto a Pechino a porte chiuse. Questa riunione ad alto livello ha stabilito la futura linea politica cinese nei confronti del Tibet, ponendo lo “sviluppo economico” e la “stabilità” politica al di sopra di ogni altro diritto e libertà della popolazione. Risulta evidente dalle testimonianze dei rifugiati che abbandonano il paese verso l'esilio in India, che la maggior parte dei Tibetani non crede che potrà mai ricevere i propagandati “benefici” degli enormi progetti di “sviluppo” che sono in corso di attuazione sull'altipiano.
Il White Paper pubblicato l'8 novembre 2001 dall'Ufficio Informazioni del China's State Council - Il cammino del Tibet verso la modernizzazione - è stato scritto per promuovere ulteriormente ed accrescere l'immagine della Cina a livello mondiale. Respingendo le norme accettate in materia di diritti politici e civili quali “concetti occidentali”, la Cina continua a fare appello al relativismo culturale per giustificare i propri abusi sui diritti umani. Seppure ancora rivendichi la precedenza dello “sviluppo economico” su tutti gli altri diritti, la Cina ha ratificato, nel febbraio 2001, la Convenzione internazionale sui diritti culturali, sociali ed economici (ICESCR). A ciò si aggiunga che la Convenzione internazionale sui diritti civili e politici (ICCPR), di cui la Repubblica Popolare Cinese è firmataria da più di tre anni, deve essere ancora ratificata.
Il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, il 10 dicembre 2001, nel suo discorso di ringraziamento per il Premio Nobel per la Pace ha detto che in questo nuovo secolo “... la sovranità degli Stati non deve essere più usata come scudo per le macroscopiche violazioni dei diritti umani” e “... la pace deve essere resa tangibile nell'esperienza quotidiana di ogni individuo che di essa necessiti”. Ha richiamato il mondo a consolidare la decisione di lottare contro l'ingiustizia e le violazioni dei diritti umani.
Il TCHRD ha tratto fondamento dalle linee guida delle due Convenzioni sopracitate per presentare e documentare la situazione dei diritti umani in Tibet nel corso del 2001. Il fondamento di queste Convenzioni internazionali è il diritto di tutti i popoli all'autodeterminazione, in virtù del quale essi liberamente determinano il proprio status politico e perseguono il proprio sviluppo culturale, sociale ed economico. I Tibetani sono riconosciuti come un popolo “distinto” con la propria storia, cultura, lingua e religione, ma anche con propria identità etnica ed un forte attaccamento al territorio. Nel contesto relativo al popolo tibetano, il diritto all'autodeterminazione deve essere posto in relazione alla circostanza che i Tibetani sono un popolo sotto occupazione e i casi di violazione dei diritti umani documentati in questo rapporto sono direttamente riconducibili a questa situazione.
Durante la dominazione della Repubblica Popolare Cinese sulla vita religiosa, culturale, sociale, economica e politica del Tibet, per più di mezzo secolo, vi è stato un totale disinteresse per il diritto all'autodeterminazione del popolo tibetano.
Alla Conferenza Mondiale di Durban su discriminazione razziale, xenofobia e relativa intolleranza, così tanto pubblicizzata nel settembre 2001, tra i principali temi di discussione vi è stato quello sulla discriminazione culturale, sociale ed economica fondata sulla razza. Il TCHRD ha ottenuto l'accreditamento a questa conferenza e ha potuto sostenere la tesi che la discriminazione sofferta dal popolo tibetano all'interno del proprio paese ha le sue radici nel fatto che i Tibetani non hanno diritto all'autodeterminazione e sono un'etnia sotto occupazione.
Alla giornata dedicata ai diritti umani, il Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Mary Robinson, ha riaffermato la convinzione che l'agenda antidiscriminazione adottata alla Conferenza di Durban deve essere “parte integrante degli sforzi per salvaguardare la popolazione da ogni diminuzione degli standard relativi ai diritti umani, risultante come conseguenza involontaria dalle misure antiterrorismo”. La sua preoccupazione si riferisce ai regimi totalitari e alla nuova interpretazione di “terrorismo”. Il presente rapporto, basato principalmente sulle interviste ai fuoriusciti dal Tibet in tempi recenti e sull'ausilio di fonti secondarie, fornisce un'evidente prova che durante il 2001 la Cina ha sistematicamente violato i diritti umani dei Tibetani mediante politiche attive ed omissive. Oltre a ciò, fonti ufficiali cinesi hanno occasionalmente fornito e pubblicato informazioni che offrono una visione reale della continua violazione dei diritti umani sull'altopiano tibetano.
Diritti culturali, sociali ed economici
In seguito alla ratifica della Convenzione internazionale sui diritti culturali, sociali ed economici avvenuta nel corso del 2001, è ormai obbligatorio per la Cina promulgare una legislazione nazionale applicativa della Convenzione.
Nel quadro della Convenzione ICESCR, il presente rapporto esamina la situazione in materia di diritti dei Tibetani all'interno del loro territorio relativi all'istruzione, alla partecipazione al sistema economico, alla salute, all'alloggio ed al sostentamento. Inoltre, sono stati inseriti i diritti delle donne e dei bambini poiché essi rappresentano i due gruppi tibetani più vulnerabili alla colonizzazione cinese.
Nel tentativo di assicurare l'uguaglianza delle donne, la Repubblica Popolare Cinese ha periodicamente introdotto un certo numero di leggi nazionali pertinenti ai diritti femminili. Attualmente la legislazione protegge, tra l'altro, la loro partecipazione politica, l'occupazione, la salvaguardia del lavoro, l'istruzione ed il matrimonio.
Fino ad oggi queste leggi nazionali hanno mancato di garantire alle donne in Cina la tutela dei diritti universalmente riconosciuti. Tutto ciò comporta che le donne tibetane hanno scarse o inesistenti opportunità di esercitare il diritto fondamentale di determinare liberamente il proprio futuro. Le politiche di controllo delle nascite continuano a negare alle donne tibetane il diritto alla procreazione, allo scopo di controllare la dimensione delle famiglie, decidere l'intervallo delle nascite e le scelte consapevoli in materia di aborto. Sono previste pene severe nel caso di mancato rispetto delle politiche relative alla procreazione.
La significativa discriminazione subita dalle donne tibetane sarà esaminata in particolare nel paragrafo relativo al diritto alla salute.
I bambini sono la risorsa vitale di ogni società, sebbene essi siano i più vulnerabili all'abuso ed allo sfruttamento.
La Cina ha firmato e ratificato molte convenzioni internazionali che garantiscono la protezione dell'infanzia dagli abusi e il loro sostegno economico.
Nonostante ciò, numerosi bambini in Tibet restano privati del diritto di accesso ad un'istruzione elementare e ad un'adeguata tutela sanitaria. Questo spiega perché quest'anno circa la metà di coloro che hanno chiesto asilo risultano al di sotto dei 18 anni.
Le violazioni dei diritti dell'infanzia sono documentati in questo rapporto, in particolare nei paragrafi relativi al diritto all'istruzione e alla salute.
Il diritto al sostentamento
Un'alta percentuale delle persone recentemente intervistate dal TCHRD hanno riferito che ai Tibetani, in particolare coloro che risiedono nelle aree rurali, viene negato il diritto al sostentamento.
La popolazione nomade è soggetta ad eccessive imposte e recinzioni dei terreni coltivati. Questa linea di condotta sembra essere diretta a distruggere le abitudini tibetane.
Nelle aree urbane i Tibetani devono confrontarsi con pesanti discriminazioni e carenza di opportunità relativamente al diritto al lavoro e agli affari.
Una delle più gravi minacce ai tradizionali mezzi di sostentamento tibetani è rappresentata dalla distruzione dell'ambiente, causata dall'intensivo sfruttamento da parte dei cinesi delle risorse ambientali, senza che alcun beneficio ritorni al popolo tibetano.
In questo capitolo il TCHRD esamina il diritto al sostentamento del popolo tibetano, come anche le politiche del governo cinese che violano questi diritti. La sezione prende in esame, inoltre, le nuove ambiziose politiche economiche di Pechino ed il loro impatto sui Tibetani, nell'ambito di una definizione ristretta di sviluppo, sostenuta dal governo della Repubblica Popolare Cinese.
Nonostante l'enfasi ostentata da Pechino sullo sviluppo economico, rafforzato dalla pubblicazione del suo White paper del 2001, la leadership cinese non mostra alcun interesse ad adottare un approccio olistico allo sviluppo propriamente delineato nella Dichiarazione delle Nazioni Unite sul diritto allo sviluppo che sottolinea la indivisibilità e la inviolabilità di tutti i diritti.
La Cina afferma di sostenere economicamente il Tibet; tuttavia le politiche e le infrastrutture sono realizzate per consolidare il controllo cinese sulla regione e far sì che a beneficiarne siano i cittadini cinesi presenti sul territorio tibetano, a detrimento della popolazione locale. Per quanto riguarda i Tibetani, non solo vengono ufficialmente negate loro le basilari necessità, ma essi non sono neppure consultati o pienamente coinvolti in nessun settore dello sviluppo del paese. Il governo cinese sta perseguendo una politica di trasferimento della popolazione affinché l'adattamento della sua agenda politica ed economica consenta di emarginare i Tibetani nel proprio territorio. L'influsso dei colonizzatori cinesi alimenta inoltre razzismo e discriminazione contro i Tibetani, particolarmente nelle aree urbane. Ciò comporta riflessi sull'occupazione, poiché viene data la preferenza a coloro che parlano cinese ed intrattengono rapporti preferenziali con immigrati cinesi.
Il diritto all'istruzione
La Dichiarazione ONG adottata alla Conferenza di Durban su razzismo, discriminazione razziale, xenofobia e relativa intolleranza, asserisce che “... le pratiche egemoniche e mono-culturali del governo cinese attraverso il sistema scolastico e le altre istituzioni statali hanno provocato una forzata integrazione e assimilazione, privando il popolo tibetano dei basilari diritti umani”. In termini concreti, ciò significa che i bambini tibetani subiscono una notevole discriminazione nell'accesso all'istruzione come anche nel corso del curriculum di studi e nelle pratiche quotidiane di insegnamento.
Le dichiarazioni da parte cinese circa l'enorme investimento effettuato nello sviluppo dell'istruzione hanno ben poco a che vedere con la realtà presente in Tibet. In molte aree rurali vi è una minima presenza di scuole e quelle poche sono frequentate soltanto da studenti che possono sostenere le spese. Secondo una stima, l'85% dei genitori risiede in aree rurali, con redditi che non permettono l'accesso scolastico ai figli a causa degli elevati costi e in quanto le scuole risultano ubicate lontano dalle abitazioni.
Inoltre, i genitori tibetani sono estremamente preoccupati dalla crescente e dichiarata assimilazione alla cultura cinese presente nei programmi scolastici.
La pervasiva presenza della cultura cinese nell'istruzione media comporta, per i bambini tibetani che frequentano le scuole, ulteriori svantaggi nel prosieguo degli studi.
Per queste ragioni la percentuale dei giovani rifugiati che fugge verso l'esilio è in costante aumento.
Il diritto alla salute
A causa di un accesso estremamente limitato alle strutture di protezione della salute, il benessere della popolazione tibetana è seriamente minacciato con livelli elevati di malnutrizione, tubercolosi ed altre malattie prevenibili che raggiungono proporzioni epidemiche. In molte aree isolate, dove risiede la maggioranza della popolazione tibetana, adeguate strutture sanitarie sono praticamente inesistenti.
Per i Tibetani presenti sia nelle aree urbane che rurali il costo per accedere alle strutture sanitarie disponibili risulta proibitivo.
La discriminazione dilagante è un altro fattore di ostacolo. Tutto ciò ha determinato morti evitabili, dolori e sofferenze.
Sulla base di una stima relativa al 2001, in Cina risultano positive all'HIV più di un milione di persone, con una percentuale d'incremento annuale pari al 30%. Da ciò si può chiaramente dedurre l'incidenza dell'HIV/AIDS in Tibet. L'attuale assenza di servizi relativi alla possibilità di effettuare test, di centri di supporto e di cura, o di campagne d'informazione, dimostrano ancora una volta il cieco rifiuto della Cina di assumersi la responsabilità di contenere epidemie.
Il diritto all'alloggio
La ratifica, nel febbraio 2001, della Convenzione ICESCR obbliga ora la Cina a provvedere ad un “adeguato alloggio per ogni persona”. Ciò significa fornire alloggi adeguati per uso abitativo senza discriminazioni, includendo anche l'adozione di leggi volte a proteggere sfratti ingiusti e demolizioni. Inoltre, a seguito di tale ratifica, il Governo cinese dovrebbe provvedere all'introduzione di una legislazione nazionale che recepisca i principi definiti dalla convenzione ICESCR, in quanto necessari a permettere l'assegnazione di alloggi adeguati.
Nonostante le dichiarazioni emesse sulle semplici necessità del diritto all'alloggio, le Autorità cinesi non hanno fino ad oggi emesso una specifica legislazione in materia.
Dalle testimonianze raccolte tra i recenti arrivi in India, risulta evidente che sebbene persista la discriminazione nei confronti dei cittadini tibetani circa l'assegnazione di alloggi nei centri urbani, le infrastrutture ed anche la disponibilità di materiali edili risultano insufficienti anche nelle aree rurali. L'inadeguatezza al clima e alla cultura tibetana dei nuovi alloggi costituisce un ulteriore importante problema. Durante il 2001, le più numerose ed evidenti violazioni concernenti il diritto all'alloggio sono dovute ai numerosi sfratti nei confronti di monaci e suore, in quanto sono stati superati i limiti imposti dal Governo circa il numero di praticanti per ciascuna delle diverse istituzioni religiose. I progetti di sviluppo urbano relativi alle nuove politiche del governo cinese hanno inoltre comportato sfratti e demolizioni ad abitazioni tibetane.
Diritti civili e politici
Nel quadro della convenzione internazionale sui diritti politici e civili, il presente rapporto documenta la mancanza di libertà di espressione quale risultato della detenzione arbitraria e della tortura, nonché della mancanza di libertà di credo religioso che ha portato all'imposizione di restrizioni e, in alcuni casi, anche alla distruzione di istituzioni religiose.
L'organizzazione, con sede in N.Y., Freedom House - che svolge un ruolo di custode dei valori democratici e delle libertà - ha pubblicato il 18 dicembre 2001 lo studio annuale sul diritto alla libertà nel mondo. In esso viene denunciato come sia il Tibet la regione dove diritti politici e libertà civili risultino più ignorati.
Libertà politiche
Il TCHRD continua ad essere seriamente preoccupato circa l'arresto e la condanna di prisoners of conscience e l'esistenza di una legislazione che ne consente la detenzione. Prolungate detenzioni senza processo, procedimenti giudiziari inadeguati e assenza di tutela legale volta ad assicurare un processo giusto e pubblico, risultano i problemi principali emersi nel corso dell'anno. Sono considerate deplorevoli le riferite torture, gli ingiusti trattamenti, nonché le condizioni di detenzione dei prisoners of conscience verificatisi abitualmente nei centri di detenzione gestiti dagli Uffici di Sicurezza Pubblici.
Attualmente risultano detenuti 254 prigionieri politici conosciuti, dei quali 37 arrestati nel corso del 2001. Dieci Tibetani risultano deceduti per torture e maltrattamenti.
Un importante sviluppo politico, con specifiche implicazioni per il Tibet, è stato conseguito con la campagna “Strike Hard”, messa in atto per la prima volta nel 1996 e rilanciata dal governo di Pechino nell'aprile del 2001. Questa campagna contro l'attivismo politico mira a “raggiungere, nel futuro, il miglioramento della situazione dell'ordine pubblico in Cina”. Essa rende legali severi provvedimenti in ordine al traffico degli stupefacenti, alle attività di contrabbando, ai reati di mafia, alle truffe finanziarie e a coloro che prestano aiuto ai richiedenti asilo politico lungo i confini nazionali. Dietro questi scopi i Comitati locali del partito cercano in realtà di colpire inesorabilmente le attività che sostengono il nazionalismo locale.
In Tibet la campagna repressiva è stata principalmente diretta contro dimostrazioni di protesta pacifiche e/o il possesso di materiali “illegali”: questo termine include la bandiera tibetana, le fotografie del Dalai Lama e qualsiasi materiale ritenuto “politico”. Inoltre, il 27 giugno 2001 il “TAR”, Higher People's Court, ha sancito che “l'inflessibile campagna del TAR colpirà coloro che mettono in pericolo la sicurezza nazionale e che favoriscono le persone che attraversano illegalmente i confini verso paesi stranieri”. La conseguenza della campagna biennale “Strike Hard”, è stata, durante il 2001, l'arresto di molti tibetani per “attivismo politico”.
Al contempo, mentre ai Tibetani viene negata la libertà di parola e di espressione, la Cina utilizza tutti i canali di propaganda nel tentativo di accrescere la propria credibilità a livello internazionale e offrire un'immagine di “generale benessere e felicità” dei Tibetani sotto il Governo cinese. Quest'anno la Cina ha dimostrato di saper utilizzare non solo i media nazionali ma anche quelli internazionali.
Recentemente i mezzi di propaganda di Pechino hanno millantato che il numero di prigionieri politici in Tibet è sceso in modo significativo ed i media hanno mostrato un'immagine falsata delle condizioni delle prigioni sull'altipiano, nella realtà deplorevoli e inumane. Sebbene possa corrispondere a verità l'attuale diminuzione del numero di prigionieri politici, sono stati adottati una rigida sorveglianza e provvedimenti in grado di prevenire qualsiasi tipo di attività che possa mettere in “pericolo la sicurezza nazionale”. Oltre a ciò il piano di “riforma attraverso il lavoro” e la detenzione vengono utilizzati per incrementare il controllo su critiche e dissenso.
Libertà di credo religioso e di culto
Le innumerevoli visite effettuate nel corso del 2001 dai cosiddetti work teams del Partito Comunista al fine di propagandare la lealtà a Pechino e all'ideologia marxista, poiché hanno comportato l'espulsione di molti monaci e suore dalle loro istituzioni, sono state l'esemplificazione della soppressione della libertà religiosa. L'intensa campagna di minaccia nei confronti del Dalai Lama e il rigido controllo sull'espressione di culto e credo religioso sono state ulteriori e diffuse violazioni di tale diritto. Secondo quanto riferito, nell'anno in corso sono stati espulsi 9.408 praticanti religiosi da varie istituzioni religiose e due importanti istituzioni sono state chiuse.
Finalizzata a sopprimere i sentimenti patriottici e religiosi dei Tibetani e, in particolare, della popolazione in costume tradizionale, la Campagna “Educazione Patriottica” in corso, iniziata nel 1996, ha imposto limiti sul numero e sull'età di coloro che accedono alle istituzioni religiose, provocando numerosi arresti ed espulsioni. Quasi tutte le istituzioni religiose hanno attualmente un “Comitato Direzione Democratica” gestito dai quadri del Partito Comunista, insediato nelle diverse sedi per controllare e sorvegliare il lavoro delle istituzioni. Monasteri e conventi sono sempre più percepiti come “covi di attività separatiste” e strumenti della “Congrega Dalai”.
Il ruolo circa le “reincarnation politics”, giocato attualmente da Pechino, è un'altra ingerenza ufficiale per controllare la cultura tibetana, l'identità, il modo di vita tradizionale e il credo. Gli ovvi precedenti tentativi sono stati l'interferenza di Pechino nella ricerca della reincarnazione non solo del Panchen Lama, ma anche più recentemente di Reting Rinpoche.
Quest'anno vi sono state inoltre dichiarazioni sulla controversa questione della reincarnazione dell'attuale Dalai Lama. La Cina ha reso noto il ruolo chiave che intende svolgere nel selezionare qualunque futuro Dalai Lama.
Secondo il rapporto del Dipartimento di Stato statunitense sulla religione, pubblicato nell'ottobre 2001, “... la repressione della libertà religiosa in Tibet ha raggiunto livelli seri”. Guo Jinlong, nella sua intervista al New York Times, nel corso del 2001, ha espresso un commento singolare ma allo stesso tempo significativo dicendo che “... il credo della scuola di buddismo tibetana è la scelta dei residenti locali e i Tibetani locali avranno una scelta migliore relativa al credo religioso quando l'economia sarà maggiormente sviluppata nella regione”. Ciò rivela il reale intento di Pechino, nascosto dalle spinte verso lo sviluppo economico. Esso inoltre illustra il punto di vista del Governo cinese nei riguardi dei Tibetani - e quindi anche della religione tibetana - ritenuti “una razza ignorante, sottosviluppata e primitiva”.
Lo status dei nuovi rifugiati tibetani
Oltre al presente rapporto, che intende aderire alle due convenzioni sopra riportate, il TCHRD pone specifica attenzione alla recente condizione dei rifugiati tibetani ed ai loro diritti secondo quanto sancito dalla legge internazionale, in particolare la Convenzione sui Rifugiati.
Il Centro documenta le esperienze dei cittadini tibetani, costretti a fuggire, nel corso del 2001, dalla propria patria per cercare protezione contro gli abusi ai diritti umani. Il timore della persecuzione e la negazione dei fondamentali diritti umani che hanno condotto alla soppressione della loro religione, cultura ed identità, la discriminazione subita in ogni aspetto della loro vita - in particolare nell'istruzione - ha costretto migliaia di Tibetani a tentare un arduo viaggio verso l'esilio.
Negli ultimi sei mesi del 2001, gli ufficiali addetti alla sicurezza di confine del “TAR” hanno arrestato 2.500 tibetani che cercavano di espatriare. I recenti arrivi di rifugiati hanno dimostrato che molti Tibetani hanno sofferto percosse, torture, arresti e reclusioni fino a provocarne, in alcuni casi, la morte. Oltre a ciò, l'attuale e accresciuta instabilità politica in Nepal - la regione che i Tibetani devono attraversare per scappare dal Tibet occupato - e la recente dichiarazione dello stato di emergenza, rappresentano una crescente minaccia alla riuscita dei piani di fuga per cercare asilo e raggiungere la libertà.
Nonostante il riconoscimento della generosità del governo nepalese nei confronti dei richiedenti asilo tibetani e dell'accordo tra il Dipartimento immigrazione del Nepal e l'Alta Commissione per i Rifugiati delle Nazioni Unite con sede a Kathmandù (UNHCR), che permette ai rifugiati di attraversare il territorio del Nepal e procedere al reinsediamento in uno stato terzo, il TCHRD è attualmente molto preoccupato circa la sistematica e violenta deportazione dei profughi tibetani e la probabilità che tale situazione possa diventare sempre più frequente sulla striscia di confine tra i due Stati. Tali deportazioni forzate riflettono l'assenza di riconoscimento dei diritti umani nei confronti dei profughi politici da parte dei funzionari di frontiera nepalesi, nonché la violazione dei diritti umani nei confronti dei richiedenti asilo tibetani.
La forte severità ed istituzionalizzazione delle violazioni dei diritti fondamentali dei Tibetani da parte della Repubblica Popolare Cinese deve porre interrogativi sul ruolo della Comunità internazionale al momento di giustificare la colonizzazione ed il controllo del Tibet da parte delle autorità cinesi.
Il popolo tibetano deve anch'esso beneficiare di ogni diritto umano fondamentale ed esercitare il diritto all'autodeterminazione in ogni settore della propria vita. Per oltre cinquant'anni i diritti umani fondamentali dei Tibetani sono stati costantemente e sistematicamente violati dalla leadership comunista di Pechino. Nel 2001 questa repressione è stata riconosciuta e premiata dall'IOC e dal WTO.
Raccomandazioni
Pertinenti ai diritti culturali, sociali ed economici
§ Il TCHRD accoglie con favore la ratifica della convenzione ICESCR da parte della Cina e fa pressione sul Comitato ICSCR per assicurare che la Cina adempia ai suoi obblighi avviandosi a recepire nella legislazione nazionale e a dare applicazione alle norme specificate nella Convenzione.
§ Il TCHRD sollecita il Governo cinese al rispetto dei diritti fondamentali del popolo tibetano, al controllo del contenuto dei programmi e del livello medio d'istruzione dei bambini, come stipulato nel CRC.
§ Il TCHRD sollecita il Governo cinese a riconoscere il potenziale della crisi HIV/AIDS nel territorio del Tibet, ed a prendere provvedimenti al fine di attenuare l'epidemia. Sono, infatti, insufficienti le strutture che effettuano test, i centri di cura e le campagne d'informazione preventiva.
§ Il TCHRD sollecita la Cina a sviluppare e a dare applicazione a politiche relative alla cura della salute, anche al fine di adeguarsi agli standard di salute pubblica garantiti dalla Convenzione cui ha aderito. La Cina deve apportare gli emendamenti necessari alla Costituzione al fine di garantire assistenza medica, quale servizio disponibile ed accessibile a tutti i suoi cittadini. Il nutrimento e la salute dei bambini tibetani richiede un'attenzione specifica.
§ I diritti alla procreazione delle donne tibetane continuano ad essere negati e controllati dalla politica oppressiva cinese. Noi chiediamo una completa autodeterminazione per le donne tibetane del proprio corpo e la modifica e/o l'abrogazione delle politiche di controllo delle nascite.
Pertinenti ai diritti politici e civili
§ Il TCHRD chiede la cooperazione del Governo cinese con tutti i relatori e i gruppi di lavoro della commissione internazionale sui diritti umani e l'attenzione necessaria alle proprie raccomandazioni.
§ Il TCHRD chiede che il Governo cinese chiarisca il fine e i limiti del termine “pericolo per la sicurezza dello Stato” nel codice di procedura penale. Nella sua attuale ed ambigua forma questa espressione viene utilizzata per sopprimere molteplici diritti legittimi, inclusi il diritto alla libertà di parola e di espressione.
§ Il TCHRD condanna i recenti sfratti forzati di oltre 7000 monaci e suore dall'istituto buddista Serthar nella regione di Serthar, Karze, Sichuan, e la conseguente demolizione dei quartieri dei monaci e delle suore espulse. Il TCHRD fa appello al relatore speciale per la religione di indagare, in particolare, dove si trovi Khenpo Jigme Phuntsok, l'abate di Serthar, ma, in generale, sulle violazioni della libertà di credo religioso degli ex residenti dell'istituto.
§ Il TCHRD richiede il rilascio di tutti i prigionieri politici detenuti per aver esercitato il loro diritto alla libertà di parola e di espressione.
§ Il TCHRD richiede inoltre l'immediata e totale abolizione dei manganelli elettrici in dotazione ad ogni appartenente alle forze di polizia e alle sezioni del personale di vigilanza. Il personale di custodia usa frequentemente i manganelli elettrici in modo violento e degradante, dando luogo a specifiche torture contro detenute di sesso femminile.
§ Trasgredendo a tutte le norme internazionali pertinenti ai diritti del bambino, il governo cinese ha detenuto, dal maggio 1995, Gedhun Choekyi Nyima, l'undicesimo Panchen Lama del Tibet. Il TCHRD chiede l'immediato rilascio del più giovane prigioniero politico del mondo. Il TCHRD fa pressione sugli organismi internazionali impegnati nel “dialogo bilaterale” sui diritti umani con il governo cinese, affinché venga riconosciuto che sino ad oggi tale dialogo non ha prodotto risultati positivi, è stato piuttosto utilizzato per sottrarsi a controlli e responsabilità internazionali. Questo processo improduttivo deve terminare.
§ Il TCHRD si appella al Governo cinese affinché sospenda immediatamente l'invio dei work teams presso le istituzioni religiose e desista da qualsiasi tentativo di costrizione nei confronti della comunità monastica, volto a conformare le comunità monastiche all'ideologia comunista propugnata nelle sessioni “educazione patriottica”.
Pertinente ai diritti dei rifugiati tibetani
§ Il TCHRD raccomanda all'UNHCR di richiedere la cooperazione del Governo nepalese, permettendo ai suoi ufficiali di confine di partecipare ai corsi d'istruzione tenuti dall'UNHCR, al fine di dare consapevolezza sui diritti umani dei richiedenti asilo.
§ Il TCHRD riconosce l'accordo esistente tra il Dipartimento dell'Immigrazione del Nepal e l'Alta Commissione per i Rifugiati delle Nazioni Unite (UNHCR) situata in Nepal, che consente ai rifugiati di passare attraverso il Nepal e procedere al reinsediamento in un paese terzo - di solito l'India. Il TCHRD è inoltre seriamente preoccupato circa la deportazione forzata dei profughi tibetani e la probabilità che tali casi possano diventare comuni lungo il confine Nepal/Tibet.
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